Banale sorprendersi che sia già trascorso un anno… ma molto vero.
Scontato augurarsi che il 2019 sia migliore del 2018… ma molto comprensibile.
Capo d’anno… tanto da una parte… la fine… quanto d’altra… l’inizio.
È un parola ambivalente.
Di certo quel che il 2019 sarà dipende da tante e tali variabili che solo in minima parte dipendono da noi.
Per chi ha il dono della Fede tutto è in mano Sua, anche questo nuovo anno tratto dal fondo dei secoli appositamente per ciascuno di noi, giorno dopo giorno.
Non ci resta dunque che farsi trascinare dai secondi che trascorrono?
Nient’affatto!
Come tutti gli anni, ma quest’anno di più, ho deciso di formulare dei propositi per il nuovo anno, che non siano semplicemente buoni (da dimenticare subito), ma Belli, ovvero autentiche sfide a me medesimo.
Ne farò un elenco, che popolerò nei prossimi giorni, fino all’Epifania, manifestazione della divinità del neonato Gesù.
Ecco i primi due punti, non so se i più importanti.
1. Semplificare
La complessità del quotidiano è arrivata davvero a livelli troppo elevati. Non potendo consentire che cresca ulteriormente, non resta che agire urgentemente sugli aspetti di complicazione non strettamente indispensabili.
Una sorta di essenzialità della complicazione.
Nel Nuovo Anno non mi presterò più a complicazioni inutili. Tenterò di andare dritto alla soluzione, a rischio a volte di sembrare ruvido. Qualcuno si sorprenderà e considererà autentico ossimoro da parte mia parlare di semplicità.
Gli anni che si accatastano in granaio saranno la giustificazione di questa mio diverso modo di approcciare l’inutile complessità. Nella Grande Bellezza di Sorrentino, il protagonista Jep Gambardella dice: “Il privilegio di avere la mia età è che posso permettermi di non fare le cose che non ho voglia di fare“. Non ho “certo” i 65 anni che compie il protagonista di Sorrentino, ma credo che sia un buon criterio di semplificazione.
2. Eliminare cause di intossicazioni
Anche questa affermazione ha il suono della banalità, ma non lo è.
Il 2018 mi ha aperto gli occhi sulle tante fonti di intossicazioni in cui viviamo. Le più unte e untuose sono quelle ambientali, quelle fatte di rapporti tesi soltanto a strumentalizzare, travestiti da falsa amicizia, che pretenderebbe di condurre su strade non consentite e non consentibili, quasi sempre comode scorciatoie lastricate da insolente furbizia.
L’anno che è trascorso mi ha insegnato a tenere sempre le orecchie tese, come il mio cagnolino, e fermarmi subito quando non riconosco la strada e sopratutto non apprezzo la compagnia. Mi ha insegnato pure che c’è chi pretenderebbe di farti pagare la libertà di scegliere, ma anche che il modo più efficacie per rispondere è un bel sorriso, e attendere che la storia faccia il suo corso.
Ma pure le intossicazioni fisiche vanno eliminate, questo primo dell’anno ho deciso di eliminarne almeno una, seppur poco praticata: il fumo. Se è vero, come è vero, che il fumo fa male e porta alla morte, l’unica scelta credibile e spero contagiosa è quella di smettere! Diversamente si avalla una scelta di intossicazione.
Elenco in fase di costruzione…

0re 19.01 del 1° gennaio, proseguo l’elenco.
Rita mi ha detto che i primi propositi sembrano tratti da un articolo del Sole 24 Ore… effettivamente la serietà che metterò in tali propositi, e negli altri che scriverò, sarà la stessa di quell’autorevole quotidiano.
Un amico mi ha indicato alcuni errori di battitura che ho corretto. Spero che continui la preziosa opera anche nel prosieguo.
Detto questo proseguo nell’elenco. Segnalo gli aggiornamenti per evitare a tutti i volenterosi di ripetere la lettura.
3. Essere “in-taggabile”
Viviamo in un contesto in cui la maggiore preoccupazione diffusa è di essere sterili e incontaminati, e di non farsi incontaminare. La preoccupazione del contagio da parte dell’altro è altissima, così come l’attenzione a distinguere e a separare: per colore della pelle, per religione, per orientamento sessuale, per nazione o continente di provenienza, ma anche più banalmente per gusto musicale, per partito (ma esistono ancora? forse meglio per leader), per modello di auto e di moto, per stilista… si rischia che la fantasia nell’escogitare categorie sia maggiore dei soggetti che si pretende di catalogare.
Qualche anno fa una artista brasiliana (Angelica Dass) dimostrò fotograficamente che non esistono le persone dal colore della pelle gialla, rossa, bianca, nera, etc etc… ma esiste al contrario il colore della pelle proprio di ogni singola persona (https://www.angelicadass.com).
In questo contesto ad elevata selezione, il mio proposito del nuovo anno è cercare di essere il più possibile “in-taggabile”, ovvero incastrabile in una categoria, imprigionabile in schemi… si sa che i tag sono le etichette, le parole chiave con cui si distinguono oggetti, li si marchia per poi trovarli più facilmente in un momento successivo.
In questo Nuovo Anno voglio dunque essere “taggabile” giusto l’indispensabile, ma, nello stesso tempo, voglio essere capace di non “taggare” gli altri.
Cogliere le sfumature e le complessità dell’altro impedisce di selezionare e di distinguere; “appiccicare” un’etichetta conduce a valutazioni superficiali che danno per scontate caratteristiche che possono non esserci.
Non “taggare” permette di vedere nell’altro un simile da scoprire, una ricchezza da cui farsi contaminare e da contaminare, e non soltanto un pericolo da tenere distante e da respingere.
Di certo la paura non conduce alla conoscenza, come ben sapeva Ulisse, e dovrebbe ricordare la Cultura dell’uomo europeo.
4. Farsi coinvolgere
Troppe volte mi capita di esaminare le questioni e le vicende che incontro in modo scientifico, con il necessario e indispensabile distacco. Deformazione professionale.
Ottimo metodo sul piano teorico, se si tratta di replicare un esperimento scientifico o di sbrogliare una questione giuridica… molto meno se la vicenda coinvolge persone fatte di pelle, ossa e sangue.
In questo 2019 il mio proposito è, invece, di farsi coinvolgere… di “starci dentro” (come mi ha insegnato l’augurio di una cara amica) alle situazioni. Non è certo un metodo infallibile per trovare le soluzioni più adeguate alle onde che la vita propone, ma credo che gli errori compiuti così siano meno gravi.
Un abbraccio ma anche soltanto una stretta di mano più vigorosa, o semplicemente chiamare per nome il proprio intelocutore avvicina non solo le persone ma anche le soluzioni. Conduce a comprendere che la questione non è astratta e teorica, ma è pure essa fatta di pelle, ossa e sangue. Impedisce di ferire con parole spigolose e pungenti.
A volte, poi, solo un abbraccio può comunicare quello che le parole non riescono, perchè troppo ubbidienti al pudore del cervello.
Penso anche ai miei figli, i quali, seppur tra loro in modo completamente diverso, hanno bisogno di empatia più che di buoni consigli. Di “starci dentro” con loro, più che di ricette. Di consentirgli di sbagliare, più che di dare esatte indicazioni di seconda mano per percorsi già “camminati”, che non potranno mai essere i loro.
Di fiducia nella loro capacità di discernimento, e non della presunzione di essere l’unico ad essere capace di discernere.

L’elenco resta under construction…
Ore 12.15 del 3 gennaio 2018, continuo nell’elenco…
5. Leggerezza sempre e comunque
Forse il più difficile dei miei propositi.
L’estate scorsa, a Milano, mentre passeggiavo senza una meta precisa, in un cortile interno di un bel palazzo del centro, ho scoperto questa frase su un vetro: “la ricerca della leggerezza come reazione al peso di vivere“.
A lezione da Calvino dovrei andare.
Il mio proposito è così di comprendere appieno che leggerezza non significa superficialità o peggio trascuratezza.
E’ invece un modo assai serio di approcciarsi alla complessità del quotidiano, evitando di aggiungere ulteriore complessità.
Il mio istinto va in senso contrario, tende subito a soppesare attentamente quello che accade, con il bilancino del farmacista non si perde una parola, e attentamente ne esamina il senso espresso e quello inespresso, con tendenza a coglierne quello meno positivo.
Avere un approccio leggero nasce proprio dalla consapevolezza che non tutto è pietra, da soppesare ed esaminare; che ben può la comunicazione essere spontanea evoluzione di un pensiero che si forma mentre si esprime, e che si accorge completo soltanto una volta espresso, magari anche in modo sconclusionato, e a volte arrabbiato.
Non essere lievi conduce spesso a erigere muri, a non comunicare, a “offendersi”.
Per essere leggeri è necessario non avere zavorre di certezze:
possedere sempre gradi aquiloni da far volare,
piccole pietre da trasportare,
e da seguire per ritornare,
sempre un nuovo gioco,
per tenere acceso il fuoco,
e forti emozioni
quando fuori tuona il temporale (Eugenio Finardi, Amore diverso, 1983)

Ancora, under construction…
Sabato 5 gennaio 2018, ore 10.56, nuovo aggiornamento.
Prima di tutto, desidero rassicurare il paziente lettore di questo mio articolo in corso di costruzione. Domani, Epifania, comunque terminerò questi aggiornamenti, anche se l’elenco sarà senz’altro incompleto e nuove idee arriveranno per completarlo.
6. Custodirsi (custodire e farsi custudire)
Non è un proposito originale, ma antico come San Giuseppe.
Tuttavia nel contesto in cui siamo è motivo di scandalo.
Custodire significa prendersi cura di chi ci sta accanto, anche per un momento e per caso. Non intendo custodire chi ci è stato donato come compagno di vita (figli, compagni, genitori etc etc), ma anche chi, vicino a noi, mostra di aver bisogno di essere custodito.
Preoccuparsi dell’altro che incontriamo.
Tenere tutti i sensi allertati, avere voglia di custodire.
A volte è sufficiente anche solo restare a fianco: esserci.
Non sono necessari gesti eroici, basta ascoltare.
Non è necessario neppure dare consigli, a volte non sono neppure richiesti, basta ascoltare. Non è necessario essere esperti nel “custodire”, tantomeno essere buoni psicologi, o assicurare risposte appropriate, custodire è essere appoggio, sostenere, semplicemente esserci.
Viviamo in un quotidiano in cui sempre più persone non hanno nessuno con cui parlare, a cui comunicare le proprie ansie, magari, poi, con cui confrontarsi.
Il mio proposito del nuovo anno è pero duplice: farsi custodire.
Farsi custodire significa fidarsi del braccio che vuole accoglierti, non sostituirsi sempre agli altri, ma lasciare fare agli altri: fidarsi.
Un test psicologico consiste nel lasciarsi cadere all’indietro, fidandosi delle buone intenzioni e della braccia della persona che sta alle spalle.
Custodirsi è davvero un proposito scandaloso in un contesto “culturale” in cui la diffidenza e la paura sono gli ingranaggi strumentali di una certa politica (assolutamente bipartisan).
Sempre, ma forse oggi di più, è chiesto di essere “segni di contraddizione”.
Il custodirsi è “Cultura del custodirsi”, e non può ri-crescere senza persone che la praticano sulla propria pelle. Che non si limitano a fornire ricette teoriche non vissute. Per troppo tempo la Cultura del Custodirsi è stata lasciata ai tanti che “predicano molto bene ma razzolano male”.
Non a caso l’invito dello scrittore Sandro Veronesi di quest’estate è caduto nel silenzio, l’invito era “Mettiamo i nostri corpi sulle navi che salvano i migranti” (https://www.corriere.it/politica/18_luglio_08/sandro-veronesi-scrive-roberto-saviano-mettiamo-nostro-corpo-navi-che-salvano-migranti-33d74fea-82da-11e8-8c19-eee67e3476a0.shtml). Troppo fisico come invito, meglio “predicare”!

6. Leggere
Proposito che confermo nel nuovo anno. Non indico un numero di libri come ho visto che qualcuno fa. Il proposito è però di praticare molto, nel 2019, questo sano rimedio contro lo stress quotidiano. Inutile che ripeta io l’ovvietà (ma con questo blog evidenzio un certa tendenza a farlo!): la lettura di un libro consente una sana estraniazione dal quotidiano, e spesso conduce a soluzioni che si evidenziano solo a distanza.
7. Attività fisica
Bici, corsa, palestra etc etc… forse il proposito che, anche nel 2019, sarà il più tradito. Anche se quest’anno porta con se un traguardo impegnativo, al quale sarebbe bello arrivare un po’ in forma… meglio con una forma almeno!
Ultimo. Ogni tanto staccare
Da ultimo, quello che potrebbe sembrare la contraddizione dei precedenti propositi. Ma non lo è. Per “ricaricare le pile” è necessario qualche volta “non esserci”, prendersi un momento per sè, un momento di sano egoismo. Ho imparato da qualche anno che è proprio indispensabile ogni tanto staccare, diversamente non si hanno le energie per fare il resto, o peggio si diventa irascibili, e si fa molto più danno del bene che ci si prefigge. Ogni tanto bisogna “non esserci”!

Under construction… per poco…
Epifania 2019, ore 19.21, ultimo aggiornamento
Questo aggiornamento graduale è un metodo che mi hanno detto non favorisce la riscossione di follower, il numero di visualizzazioni, ma mi ha consentito di raccogliere impressioni e commenti. Un caro amico, ottimo fotografo perché acuto osservatore del particolare ma anche dell’orizzonte, che mi onora di indubbia sovrastima, mi ha messo all’erta sul pericolo di fallire nei propositi. Ma sono certo che già averli è un successo, averli con lui condivisi lo è ancora di più, tentare di raggiungerli già un percorso vincente, aldilà del risultato finale.
8. Meravigliarsi
Ieri sera con Giovanni abbiamo goduto di una meraviglia inaspettata.
In una piscina termale dell’alto Garda trentino, adagiati senza peso, galleggiando sull’acqua, ci ha sorpreso una stellata nitidissima.
Un’esperienza mistica (oso dire): in assenza di peso il cielo era vicinissimo; il vapore che dall’acqua calda saliva, trasportava nell’atmosfera di sogno di un film di Fellini. Giovanni stava ormai nuotando verso l’interno, quando, ancora galleggiando, ho visto tre uccelli attraversare il cielo uniti, ciascuno con il suo modo di volare.
Mi è parso di sentire il polpaccio scaldarsi un po’.
La meraviglia è davvero dietro l’angolo, sta a noi scoprirla e goderne. Non è facile come può sembrare.
La merviglia non sembra essere apprezzata ai giorni nostri: tutti pensano di sapere tutto e nessuno vuole più meravigliarsi di nulla, anche se pochi comprendono cosa succede. Tutto è programmato, meglio ancora se con una “app”.
Per meravigliarsi bisogna predisporsi alla meraviglia, sapere che esiste e la si può incontrare, spesso nelle piccole cose che ci capitano, all’improvviso, senza alcun preavviso.
Indispensabile non farsi travolgere dalla fretta del quotidiano, sapersi fermare e dire “Mamma mia, che meraviglia!“, mentre si sente l’anima respirare a pieni polmoni. Accettare di essere in ritardo, perchè certi attimi non si possono perdere e non aspettano un altro momento. Quanta meraviglia sacrificata sull’altare della puntualità!
Il mio proposito per quest’anno è anche di essere capace di meravigliare, di stupire, in altre parole di saper essere imprevedibile: è necessario stupire chi si ha di fronte per riuscire a vincerne la resistenza o anche semplicemente per farsi ascoltare.
9. Amicizia
Il profumo del quotidiano non sarebbe così dolce e rigenerante senza gli amici.
Questo è certo!
Ed è altrettanto certo che sono una persona molto fortunata.
L’amicizia non si misura dalla frequentazione, nè dalla distanza. Si crea in modo sempre originale, a volte in modo assolutamente improbabile e bislacco, ma non per questo il legame è meno vigoroso.
L’amicizia c’è, a volte anche nonostante tutto.
Sapere in ogni istante di poter contare su chi davvero ti conosce e ti vuol bene ed è pronto ad aiutarti, senza fare domande, è una fortuna che tutti dovrebbero avere.
Se penso alla strada percorsa fino ad oggi, vi sono momenti molto tristi in cui ricordo nitidi i visi di amici attorno a me. E momenti molto belli in cui gli stessi visi ed altri erano con noi a partecipare della gioia.
L’anno che è iniziato segna una tappa per me: sono certo che l’autunno 2019 inizierà insieme agli amici che non mancheranno di esserci.
Rassicuro i pazienti lettori che fino a qui sono giunti, e che magari hanno con diligenza seguito gli aggiornamenti, che questo è proprio l’ultimo. Scende la notte su questo giorno di Epifania e i miei propositi sono quelli che si sono qui sedimentati. Sono 10 (un decalogo!), conclusione assai poco originale – qualcuno giustamente penserà – di un blog già di per sè poco originale.
L’augurio per questo 2019 è che ciascuno trovi quello che cerca, che il Bello inondi le nostre giornate e nella Serenità trascorrino i giorni che ci conducono al 2020…… auguri!
– T H E E N D –

Posted on gennaio 1, 2019
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