Contare i giorni…

Posted on dicembre 2, 2018

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Oggi è il primo giorno di dicembre.

Il primo giorno di un periodo speciale: l’Avvento.

Chi ha il dono delle Fede attende che si compia il supremo assurdo.
Dio onnipotente fattosi uomo per salvarlo dalle sue colpe.
Il mistero della notte di Natale è l’Infinito che si incarna nel finito.
…vien da pensare che la Resurrezione non sia che l’ordinaria conseguenza di tanta straordinarietà.
Non si preoccupi il buono e paziente lettore di questo Blog: non intendo, e non ne avrei le capacità, avventurarmi per i sentieri irti e a strapiombo della teologia. Oltretutto da qualche tempo, purtroppo, soffro di vertigini.

Quando ero bambino non aspettavo altro tutto l’anno, l’avvento durava per me 340 giorni.
Ma è anche vero che il panettone cominciavano a venderlo a prezzo pieno a fine novembre con il torrone duro Amor Pernigotti; oggi l’Amor è una rarità e il panettone a metà ottobre lo trovi in svendita.

Ora che ormai bambino non sono più da qualche decennio, e ho il timore che la metà della mia vita sia già passata, l’attesa del Natale resta centrale.

È vero che essere genitori aiuta a restare bambini, ma, senz’altro, si è più o meno predisposti a restarlo. Indubbiamente aiuta Giovanni che, da qualche mese, ogni tanto, riflettendo magari in costume sulla spiaggia di giugno, se ne esce dicendo:”Papà, ormai manca poco a Natale!!”.

Questa notte, cari amici ci hanno inviato, per il primo giorno di dicembre, un’immagine, prima tessera del calendario di immagini che, ormai da qualche anno, è loro apprezzato dono… atteso anche lui.

Il cuore dell’Avvento sta nell’attesa.
Nell’attesa operosa di chi sa che la sua casa verrà visitata,
e non vuole farsi trovare fuori posto,
di coloro che sanno leggere attorno a sè la presenza degli altri e dell’Altro.

Il presepe è operoso, molti personaggi sono intenti a lavorare.
Allestire l’Albero di Natale è una grande opera.
Poi ci sono gli addobbi (tanti) della casa, altrentato una grande opera.
Infine, i cappelletti, pasta in brodo del giorno di Natale.
Dal ripieno, che tutti assaggiano per consigliare cosa aggiungere, alla pasta che prima di essere domata e stesa liscia e morbida, va tratta dal caos iniziale dell’impasto: fedele esperimento della creazione.

Tutto si fa e va fatto insieme, perchè al Natale non si arriva da soli.
Il Natale è una artigianalità corale.

In questi giorni un caro amico ha liquidato il mio entusiasmo dicendomi che il Natale a lui dà ansia.
Non è il primo che me lo dice, e non sarà l’ultimo.

D’altra parte, come dargli torto! …tanto più pensando all’Infinito che si fa finito…
Come dargli torto pensando alla corsa delle cose da fare, da costruire, da condividere…
Come dargli torto davanti alla frenesia che impone questo consumismo esasperato e cannibale.

Ma… l’attesa si conta soltanto nel nostro cuore, e solo lì, per chi ha il dono della Fede, Gesù bambino continua a nascere.

All’amico, esperto di ansie, non posso che dire che il Natale va ri-costruito dentro di sé, come accade al vecchio del racconto di Dickens.

A tutti spetta questa ri-costruzione, il Natale si compie sempre nuovo, questi giorni da contare di attesa sono preziosa occasione per predisporsi all’accoglienza, perché il Dono anche più prezioso va comunque accolto per consentirgli di rinnovarci.

Buon cammino!

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Posted in: Alta montagna