Vita

Posted on agosto 29, 2016

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Si attende l’arrivo di Babbo Natale e, a Parma, anche di Santa Lucia.
Si attendono i regali e quindi il proprio compleanno,
e se si è un po’ altruisti si attendono anche i compleanni di chi ci sta attorno.
Si attendono le vacanze, e generalmente i progetti e le aspettative che si hanno divengono così ingombranti da schiacciare i giorni di svago, che così, incapaci di contenere tanto, sfuggono più rapidi dei giorni di impegno.
Si attende il dolore di una puntura dell’ago, senza il coraggio di guardare la mano che si alza e si abbassa decisa.
Si attende rancorosi di fare la pace, in quello io sono uno atleta olimpionico.
Si attende un risultato, e a volte arriva una delusione.
Ma capita anche di attendere una delusione, e di essere, invece, sorpresi da un risultato.
Si comincia ad attendere quando si nasce, qualcuno ha detto.
E così al tempo che trascorre di dà lo scarso valore dello spazio tra due punti, proiettando tutto al traguardo che si attende.
E invece, in questo agosto di un anno con un giorno di troppo, l’attesa sta domando il tempo, la sabbia che precipita verso il basso non rende ovvia l’attesa.
Nulla è ovvio e previsto, tantomeno da noi, è la verità che come una goccia instilla l’attesa.
La vertigine della velocità divenuta impazienza si trasforma in consapevolezza.
I molti frutti che ne maturano, del tutto inaspettati, sono un viatico dolce ed energetico per questo percorso, irto di alti e bassi.
La verità è che non si attende, si vive, semplicemente si vive.
L’attesa è un imbroglio, se fa dimenticare di vivere.
Un apnea insensata che porta all’asfissia.
In questo anno con un giorno di troppo imparo da un amico che conosce la gioia di vivere e la urla a dispetto di tutto, con la nobiltà che è propria soltanto dell’autentico e orgoglioso spirito partenopeo.
Lo ringrazio: VIVA LA VITA!

Posted in: Alta montagna