Questo nostro Parlamento è davvero popolato da personalità deboli, che sembrano essere state scelte proprio per la loro “dote” di debolezza. E così alla debolezza consegue la mancanza di fiducia: nessuno si fida di nessuno. La coerenza delle scelte pare una chimera, tanto da imporre, primo caso parlamentare, il voto palese nella votazione del Senato (chissà quando ci sarà !!) che deciderà sulla decadenza del Sen. Berlusconi.
La posizione del PD, appiattita sul populismo del Movimento 5 Stelle è certamente un dato che preoccupa. E’ la conferma di un partito che è ipnotizzato dal “nemico”, in piena sindrome di Stoccolma, incapace di una contrapposizione di idee, e che, come correttamente sottolinea l’editoriale di POLITO, su Corriere.it, sceglie una “ritorsione contra personam per punire il re delle norme ad personam” !
Davvero un preoccupante scivolone populista da parte di un Partito che potrebbe e dovrebbe farsi garante delle regole democratiche, in primis il tanto richimato principio “LA LEGGE E’ UGUALE PER TUTTI“.
La logica della ritorsione non ha cittadinanza nel nostro ordinamento, e non solo per il pedofilo omicida che ha diritto a non essere linciato, ma ad avere un giusto processo, ma anche per l’ “antagonista politico” (non è un “nemico“) che pure è stato condanntato in modo definitivo da un legittimo tribunale.
Altrimenti si fa del moralismo (“E’ giusto che così sia !“), e che tale moralismo venga dal PD, permettetemi, fa sorridere un cattolico come il sottoscritto, che invero è da tempo che mette in dubbio l’esistenza, nel nostro Paese, di un’autentica coscienza laica, nonostante esibite posizioni pseudo-avanguardiste e i costanti attacchi alla Chiesa Cattolica.
Appiattirsi alla ritorsione, tanto più fondata sulla insicurezza verso i propri parlamentari, è davvero il segno di una profonda decadenza di costumi.
COSTUMI DECADUTI
Non c’è bisogno di essere esperti di regolamenti parlamentari per capire che a qualsiasi altro senatore si fosse trovato nelle condizioni di Berlusconi sarebbe stato concesso il voto segreto. Il voto sulla decadenza di Berlusconi sarà invece palese. C’è dunque da chiedersi se la decisione della Giunta del Regolamento del Senato sia stata giusta e sia stata saggia.
Saggia di certo no. Anche chi, con ottime ragioni, ritiene che sia la legge e solo la legge a sancire la decadenza di Berlusconi in seguito alla sentenza che l’ha condannato per frode fiscale, converrà che si è regalato un formidabile argomento a chi invece sostiene che si tratta di una rivalsa politica. Perché mai, infatti, cambiare la prassi del Senato se si sta solo applicando la legge? È una ritorsione contra personam per punire il re delle norme ad personam? Non si vede che in questo modo si allunga soltanto una commedia politica che dura ormai da troppo tempo e si indebolisce lo sforzo di chi, come Letta, sta tentando di tenere separato l’affare giudiziario dalla sorte del governo?
Ma ci sono molti dubbi anche sul fatto che la decisione della Giunta sia giusta. I giuristi dicono che, in punto di diritto, si trattava di un caso al limite. Sarà. Ma perfino quando si tratta delle dimissioni di un senatore la parola finale spetta all’Assemblea che si esprime a voto segreto. Ancor di più dovrebbe valere quando si decide dell’espulsione di un senatore.
I sondaggi dicono che il popolo vuole trasparenza, e dunque voto palese. Ma insieme alla trasparenza dovremmo avere caro anche il valore della libertà del parlamentare, il quale non deve ubbidire a nessuno se non alla propria coscienza, specialmente quando si decide sulle persone. Il voto segreto in questi casi serve infatti a proteggere la sua libertà anche dalla disciplina o dalle imposizioni di partito. Che Grillo non lo capisca, passi: lui vorrebbe trasformare gli eletti del popolo in suoi dipendenti leg a t i d a u n v i n c o l o contrattuale. Ma la cosa paradossale è che gli altri hanno assecondato il voto palese proprio perché temevano che nel segreto dell’urna i Cinque Stelle ciurlassero nel manico per salvare Berlusconi e dannare il Pd.
Ogni parlamentare deve invece poter votare secondo coscienza. E la prova sta proprio nella decisione della Giunta per il Regolamento. Ago della bilancia è stata la senatrice Lanzillotta, che alla fine ha sostenuto il voto palese. Se al suo posto ci fosse stato un altro senatore eletto nella sua stessa lista, per esempio Casini, molto probabilmente avrebbe vinto la scelta opposta. Vuol dire che la libertà di formarsi un convincimento indipendentemente dal partito cui si appartiene è davvero condizione di libertà del Parlamento. Sarebbe stato sensato lasciarla anche ai senatori che voteranno in Aula sulla decadenza. Anche perché non è affatto detto che il voto segreto sarebbe convenuto a Berlusconi.
Antonio POLITO, Corriere.it, 31.10.2013

Posted on ottobre 31, 2013
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