Ascoltare….

Posted on agosto 3, 2013

1



images-3

In quest’ultimo mese non ho rincorso le parole, per sistemarle in ordine in qualche articolo di questo blog, con risultato più o meno scarso.

Del tutto in modo inconsapevole sono rimasto ad ascoltare.

Non so aspettarti più di tanto 
Ogni minuto mi dà 
L’stinto di cucire il tempo 
E di portarti di qua 
Ho un materasso di parole 
Scritte apposta per te 
E ti direi spegni la luce 
Che il cielo c’è 
Star lontano da lei non si vive 
Stare senza di lei mi uccide

(…) Star lontano da lei non si vive 
Stare senza di lei mi uccide 

Canzone cercala se puoi 
dille che non mi perda mai 
va’ per le strade e tra la gente 
diglielo veramente ” (Canzone, Lucio Dalla, 1996).

Chi mi conosce sa che luglio è un mese particolare per me.
Soffro la solitudine della casa che resta vuota: se non fossi ripetitivo non direi, ogni anno, di sentirmi come gli animali abbandonati nelle autostrade.

E così, ho ascoltato il silenzio dell’assenza e i rumori acuti della presenza.

Luglio è anche il mese delle intuizioni. Siamo capaci di maturare e comprendere poche IDEE all’anno: 2 o 3 al massimo. Chi dice di averne di più, mente sapendo di mentire!

Nascono da fulminee intuizioni che, all’improvviso, con sfrontata sfacciataggine si mostrano ovvie alla nostra mente. Se lo sono anche per il nostro cuore, diventano il bottino di IDEE dell’anno, trofei di cui essere timidamente orgogliosi.

Un’intensa conversazione  con un caro amico, ricco di IDEE, mi ha fatto percepire netta l’insoddisfazione di essere sempre di corsa, di dedicare troppo poco tempo alla riflessione. Ed è tanto più acuta l’insoddisfazione provata, se confrontata con l’intensità del desiderio di fermarsi, di approfondire, di leggere, di scavare, di ascoltare…

La cena con un amico fraterno di tanti anni, in procinto di scelte importanti maturate nel tempo, è stata l’occasione di gustare la sintonia profonda che esiste tra persone diverse ma  strettamente legate, reciprocamente capaci di essere porto sicuro l’uno dell’altro.

La costante e fedele disponibilità che trovo, sempre e senza risparmio, negli amici che abbracciano me e la mia famiglia, con custodia reciproca e affettuosa, sono la conferma – tanto amata quanto superflua – della giustezza di scelte controcorrente.

Ascoltare è nell’essenza condividere: idee… emozioni… frammenti di gioia e momenti di dolore.

La notizia di una angioletto le cui ali il Signore ha ritenuto già pronte e tanto vigorose per volare da Lui, rende universale il dolore di chi, oggi, ha la sorte di vivere l’essere genitore solo nell’addio.
Impone di ascoltare…
Impone di riflettere per comprendere la vacuità delle nostre quotidiane lamentazioni per la scontata irrequietezza adolescenziale dei nostri figli.

Ho dunque ascoltato in questo mese di luglio… anche parole vuote!
Discorsi inutili, preconfezionati ad arte unicamente  per convincere  della bontà di idee  del tutto slegate dalla realtà.
Discorsi attentamente elaborati con gusto barocco e di maniera, a uso e consumo soltanto di chi li pronuncia, non per comunicare, non per condividere, solo per rassicurare chi parla…
Ascoltare, anche in questo caso, non è una perdita di tempo, fa comprendere il disagio delle persone, l’irrimediabilità di situazioni, la necessità di scelte nette, o meglio la necessità di assumersi il compito di scegliere anche per chi dice di farlo, ma non è in grado né vorrebbe esserlo, a volte anche per comodo opportunismo.

Ho ascoltato la voce di Pietro, via da casa per una settimana, per la prima volta da solo.
La voce impostata, di chi si mostra grande, per convincersi di esserlo.

I miei occhi hanno rivisto il tramonto e l’alba a Campagnano, percorrendo lentamente il profilo, scolpito nell’anima, delle montagne che si tuffano nell’acqua del lago.
Ho percepito con forza la distanza degli anni trascorsi.

Ho ascoltato la voce di Lorenzo che mi racconta le SUE avventure, marcando l’inevitabile distanza del crescere.

Ho ascoltato il mio cuore e ho abbattuto pareti di carton gesso, colpevoli di segnare confini, di distinguere spazi, di catalogare abitudini, di spezzare lo spazio unico che unisce la rabbia per i primi NO di Giovanni alla fatica della costanza dei fratelli, alla gioia di essere famiglia mia e di Rita.

Ho ascoltato…

Io ti proteggerò
oh sì ti stringerò
e mai niente ti farà del male.
Io ti accarezzerò
e poi ti cullerò
per farti addormentare.
E ti canterò canzoni
di forti emozioni
quando fuori tuona il temporale.
E sempre ti sussurrerò
quelle dolci parole
che so ti fanno stare bene.
Sarà un amore diverso
grande come l’universo
che il tempo non potrà toccare
farò una casa di carta
su un’isola deserta
dove il vento verrà a giocare
e una finestra sempre aperta
per chi sa volare
che da noi possa arrivare
a riposare

(…) E sarà sempre un nuovo gioco 
per tenere acceso il fuoco 
nel lungo tempo da venire, 
piccole pietre da trasportare 
e da seguire per ritornare” (Amore diverso, Eugenio Finardi, 1983).

Posted in: Buone maniere