Ieri, anche per Giovanni, è stato l’ultimo giorno di asilo nido. “Sono grande, vado alla Scuola Materna!“, “Dopo i baci alle Tate, andiamo alla Sezione blu!” ha dichiarato fiero fin dal mattino.
L’entusiasmo di Giovanni è travolgente! E’ bastata una visita in quella che sarà, da settembre, la sua scuola materna, per far nascere in lui la voglia di essere finalmente a Scuola, come i suoi fratelli, e non più all’Asilo di piccoli.
E intanto il solstizio astronomico ci ha fatto entrare in estate, almeno così dice il calendario. Un pensiero va a mio padre che compiva gli anni proprio in questo giorno d’importanza planetaria (come lui amava scherzando dire). Auguri a Rita che il giorno seguente compie gli anni, e a Giovanni che il giorno ancora seguente festeggia l’onomastico, attendendolo nella rugiada.
Quest’anno, tuttavia, le temperature ci rendono bi-polari: guardiamo il calendario e diciamo alla nostra testa che siamo ormai in estate, tempo di tortellate, per l’appunto; poi, al mattino, inforchiamo la bicicletta e i nostri sensi tutti urlano alla testa che è autunno, che fa freddo!
L’esperienza è davvero curiosa: ragioniamo in bermuda, viviamo con il maglione di lana. Sperimentiamo, non senza arroganza, un’ubiquità stagionale: stiamo contemporaneamente in estate e in autunno. Organiziamo le vacanze di agosto, in un clima adatto a pensare all’albero di natale.
Contrasti che confondono, che bruciano ancora pià rapidamente il tempo che già scorre veloce. Che sia questo il vero effetto di siffatta anomala ubiquità per noi mortali, condannati alla dimensione del tempo ? La pretesa di sentirsi ubiqui ci fa sentire ancora più inermi rispetto al tempo, come Adamo ed Eva si sentirono nudi dopo aver mangiato il frutto proibito ?
« Sed fugit interea fugit irreparabile tempus »
« Ma fugge intanto, fugge irreparabilmente il tempo »
insegna Virgilio nelle Georgiche, III, 284 (trad. Clemente Bondi)
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Posted on giugno 28, 2013
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