Oggi è la festa della mamma.
Auguri alla mia mamma e alla mamma dei miei tre ragazzi!
Mi piace pensare con gratitudine all’unico Amore che ha con costanza consentito quest’oggi di festa.
Quello di mio padre e di mia madre, che ha previsto anche un terzo figlio, quello mio e di Rita che ha previsto una famiglia altrettanto ampia.
Un Amore contenuto e sprigionato già nel primo sguardo scambiato tra mio padre e mia madre, tra me e Rita.
Mi piace anche ricordare i tempi dell’infanzia, felici e spensierati a tal punto da sentire oggi la nostalgia persino della noia degli arroventati pomeriggi di luglio, antecedenti la partenza per le vacanze al Lago Maggiore.
Mi piace rammentare il tempo trascorso con Rita da fidanzati e novelli sposi; l’emozione dell’istante in cui si è svelato, per tre volte, il disegno del Signore sulla nostra famiglia.
Tutte esperienze che mi hanno cresciuto e rafforzato, dandomi la certezza di poter sempre trovare un porto sicuro, nel bisogno anche di felicità, tra le braccia delle donne che mi hanno, diversamente ma ugualmente, custodito e cresciuto, come la terra sa fare con un seme.
Per questo credo fermamente che non può davvero dubitarsi che Dio sia anche Madre! Papa Francesco ce lo ha ricordato.
A tutte le mamme, a Roberta e a Rita, capaci di sguardi che custodiscono e rafforzano, dedico le parole (di nuora) della poetessa polacca, Premio Nobel per la Letteratura 1996, Wistawa Szymborska.
Dunque è sua madre.
Questa piccola donna.
Artefice dagli occhi grigi.
La barca su cui, anni fa,
lui approdò alla riva.
è da lei che si è tirato fuori
nel mondo,
nella non-eternità.
Genitrice dell’uomo
con cui salto attraverso il fuoco.
è dunque lei, l’unica
che non lo scelse
pronto, compiuto.
Da sola lo tirò
dentro la pelle a me nota,
lo attaccò alle ossa
a me nascoste.
Da sola gli cercò
gli occhi grigi
con cui mi ha guardato.
Dunque è lei, la sua Alfa.
Perchè mai me l’ha mostrata?
Nato.
Così è nato anche lui.
Nato come tutti.
Come me, che morirò.
Figlio d’ una donna reale.
Uno giunto dalle profondità del corpo.
In viaggio verso l’Omega.
Esposto
alla propria assenza
da ogni dove,
in ogni istante.
E la sua testa
è una testa contro un muro
cedevole per ora.
E le sue mosse
sono tentativi di eludere
il vedetto universale.
Ho capito
che è già a metà cammino.
Ma questo a me non l’ha detto,
no.
“Questa è mia madre”
mi ha detto soltanto.Wistawa Szymborska, Nato


Posted on Maggio 12, 2013
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