Sabato pomeriggio, con la classe di mio figlio Pietro, sotto la direzione della sempre coinvolgente maestra Patrizia, e l’organizzazione perfetta di Paola, efficientissima rappresentante di classe, ci siamo recati a vedere l’interessante mostra “STORIE DELLA PRIMA PARMA – Etruschi, Galli, Romani: le origini della città alla luce delle nuove scoperte archeologiche“, allestita al Museo Archeologico Nazionale di Parma, che ha sede presso la Pilotta.
Un occasione preziosa per avvicinare alcuni bambini di quinta elementare al museo, in senso lato alla Cultura, pensavo potesse essere anche un’occasione divertente, di quelle che fanno venir voglia di tornare, approfondire, che stimolano la curiosità di conoscere.
Così avrebbe dovuto essere, ne sono convinto, così però non è stato completamente.
Fin dall’ingresso al museo è stato evidente che il gruppo di circa una ventina di bambini di quinta elementari provocava il terrore e lo sgomento nell’efficeintissimo personale della Galleria, che immediatamente ha assunto l’assetto antisommossa, disponendo la scorta della vociante (invero anche molto poco!) scolaresca. I tempi della visita sono stati costantemente contingentati, in quanto erano presenti altri gruppi (ma le prenotazioni a che cosa servono?) e si doveva assolutamente evitare un contatto tra gli stessi. I richiami ai bambini (ripeto più tranqulli del solito anche dopo 2 ore di visita e spiegazioni) si sono sprecati e sono stati di tutti i tipi: dal solito “Non urlate!“; al più insolito “Non si passa davanti alle vetrine! (??)”; ai preventivi “Ora dovete proprio fare silenzio!” e “Ora chiediamo la collaborazione dei genitori!“… etc etc. Certo il percorso della mostra non prevede alcuna protezione di alcune riproduzioni archeologiche, non tenendo conto che i bambini hanno l’istinta tendenza a toccare quel che vedono, in quanto è per loro il contatto fisico è uno strmento fondamentale di conoscenza. Addirittura in una sala, in uno spazio esiguo e delimitato per giunta da una vetrina bassa con quattro minacciosi spigoli di cristallo, è stato installato un sistema di proiezione interattiva, che simulava la superficie dell’acqua e si modificava per effetto del passaggio dei bambini.
Mi chiedo: non è prevedibile che una classe di quinta elementare trovi davvero fantastico questo sistema e voglia sperimentarlo passando avanti e indietro più volte ? La scorta delle guide del museo si è raddoppiata!! Le raccomandazioni si sono moltipilicate !!
L’uscita dal museo ha fatto riacquistare la libertà di movimento a tutti: bambini, maestra, rappresentate di classe e genitori accompagnatori!
Premetto: i bambini hanno energie positive in misura superiore a ogni nostra aspettativa e non credo affatto nell’anarchia educativa. Ma mi chiedo: con quale sensazione mio figlio e i suoi compagni di classe sono usciti dal museo ? Di un luogo divertente in cui si imparano cose interessanti ? Di un luogo dove è divertente far arrabbiare i custodi più che alimentare le proprie curiosità?
In questo nostro Paese che autenticamente può definirsi “Culla della Cultura“, abbiamo la capacità di affamare i nostri ragazzi di Conoscenza, di stimolare la loro innata curiosità? Oppure siamo ancora ancorati a un modello di cultura disciplinata, fatta di nozioni ben ordinate, di visite guidate silenziose, di entusiasmi ben attentamente indirizzate anche a scapito di diminuirne l’intensità?
Davvero abbiamo la pretesa, poi, di scandalizzarci quando qualcuno (sempre in maggior numero!) afferma che la con la “Cultura non si mangia!“, oppure che i “Promessi Sposi non si mangiano“!
Non sorprende, dunque, che il museo del Louvre a Parigi guadagni più del 25% di tutti i musei italiani messi insieme, e non è certo soltanto per l’italica abitudine di entrare a scrocco !!!
Lorenzo
Maggio 6, 2013
Grandeeee