Da un caro amico, di cui apprezzo la profondità di sentire potenziata da una acuta ironia, ricevo l’invito a partecipare alla Campagna “Libera la Domenica” appoggiata tra l’altro, e comprensibilmente, dalla C.E.I. – Conferenza Episcopale Italiana, ma anche dalla Confesercenti. Sull’argomento non ho un’idea precisa, nonostante siano anni che mi frullano tanti pensieri, spesso condizionati dalla comodità di trovare i negozi aperti la domenica. Poi penso alle esperienze estere, a quelle tedesche, austriache o svizzere, nelle quali al sabato i negozi chiudono prima che gli altri giorni.
E’ dunque uno stimolo alla riflessione, oltre che, per chi si è già formato un’idea, ad andare a firmare la relativa proposta di legge nelle modalità che sono descritte.
Nel novembre scorso è iniziata la campagna “LIBERA LA DOMENICA”, una mobilitazione nazionale contro l’apertura domenicale indiscriminata dei negozi; questa iniziativa mira all’abrogazione della legge che lo scorso anno ha liberalizzato gli orari di apertura degli esercizi commerciali, togliendo la competenza alle regioni.
La CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA appoggia questa importante iniziativa promossa da CONFESERCENTI e FEDERSTRADE.
Come afferma Monsignor Giancarlo Bregantini, Presidente della commissione CEI (Conferenza Episcopale Italiana) Lavoro Giustizia Pace, il sostegno è a difesa di un valore umano: per intenderci questa non è una battaglia per la “Messa”!
E’ una campagna che nasce da preoccupazioni non di tipo “confessionale” o culturale ma umano.
Questi i motivi:
– il riposo domenicale è fondamentale per l’uomo per dare senso alle cose che fa (mons. BREGANTINI parla di riposo antropologicamente necessario)
– vogliamo difendere il valore sociale e familiare del riposo domenicale;
– condividiamo le ragioni economiche dell’iniziativa, espresse in modo convincente dalla frase “apertura domenicale sia eccezione e non regola”. Questo vuole intendere la necessità di una regolamentazione degli orari dei negozi e non di una liberalizzazione sfrenata del commercio domenicale.
– vogliamo difendere infine il valore etico secondo il quale non basta la libertà economica fine a se stessa senza uno scopo, senza il rispetto dell’uomo, del territorio e dei valori sociali.
Occorre sottolineare che anche dal punto di vista economico la liberalizzazione non è andata così bene: se le intenzioni erano quelle di stimolare i consumi e di creare nuovi posti di lavoro i risultati non si sono visti.
L’”orario di chiusura mai” non ha convinto quasi nessuno: né i consumatori, né i lavoratori, né i piccoli imprenditori del commercio (che si sono trovati di fronte a maggiori costi senza apprezzabili risultati di entrate). Una scelta quindi che ha favorito solo la grande distribuzione a svantaggio dei piccoli negozi che continuano a chiudere e che sono destinati nei prossimi anni a ridursi ulteriormente.
Anche in Europa non è così. Nei principali paesi europei alla domenica i negozi restano chiusi, salvo realtà stagionali o turistiche. Per fare anche un esempio italiano, la Provincia di Bolzano (una provincia che vive molto di turismo) ha appena deliberato la chiusura di 35 domeniche su 52.
Per concludere IL NOCCIOLO DEL DISCORSO è che la teorica spinta ad una maggiore apertura del mercato non può negare l’esigenza del rispetto di valori etici appartenenti al patrimonio sociale comune, con riferimento alle feste religiose e civili, al diritto al riposo dei lavoratori, alla partecipazione alla vita delle famiglie e della comunità.
Perciò vi invitiamo a firmare e a far firmare la proposta di legge.
Domenica 10 marzo 2013 dalle 8,30 alle 13,00 raccoglieremo le firme in Parrocchia a SAN BERNARDO DEGLI UBERTI – VIA RAVENNA 1 – PARMA: occorrerà portare un documento di identità ed il certificato elettorale.
Vi aspettiamo e vi invitiamo a passare parola.
Grazie
p.s.: è possibile firmare (non solo domenica) anche presso CONFESERCENTI, il DUC e i Poli Sociali
Link utili sull’argomento: Libera la Domenica e su Facebook

Posted on marzo 7, 2013
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