L’amico Morello dona questo contributo interessante e stimolante, pur non trovandomi completamente d’accordo.
Sono convinto, infatti, che la classica distinzione tra “destra” e “sinistra” sia ormai logora, e che possa anzi trarre in inganno.
E’ tuttavia altrettanto vero che la maggior parte degli elettori ragione, e coerentemente vota, sulla base di tale distinzione, che può però ingannare. E gli esempi sono tanti: è di sinistra o di destra un partito che chiede più Stato e la conservazione di salvaguardie per i lavoratori che conducono all’ingessamento del mercato del lavoro con l’aumento della disoccupazione ? E’ di sinistra o di destra un partito votato abbondantemente dai lavoratori che, anche di recente, ha rispolverato l’idea della secessione e dei respingimenti al largo delle nostre coste ? E’ di sinista o di destra un movimento che dà voce alla rabbia chiedendo l’abolizione del parlamento, che pretenderebbe di sostituire con il web, che afferma che i valori di Casa Pound posso essere condivisibili, e che “paragona l’immigrazione a una materia prima” ?
Per tutti questi motivi ritengo che nell’attuale contesto la distinzione destra e sinistra possa essere fuorviante, addirittura confusoria, e ne sono la dimostrazione le tante persone che, portate a riflettere sull’effettivo contenuto dei programmi delle forze politiche (genere letterario tanto poco letto quanto malamente scritto), si sorprendono candidamente: ma pensavo che fosse di destra, o di sinista !!.
Il tema è davvero appassionante e soprattutto fondamentale in questa nostra democrazia globale (i confini della riflessione non sono certo quelli italiani), e, partendo dal contributo di Morello, che ancora ringrazio, merita senz’altro di essere approfondita, che mi auguro possa avvenire anche anche in questo non luogo.
Altrettanto importante è la questione del mandato degli eletti, e dei correttivi “anti-ribaltone” via via proposti nel corso degli anni. E’ questione di rango costituzionale, andrebbe cambiata una norma della Costituzione (l’art. 67) in quanto si andrebbe a modificare gli odierni equilibri tra pesi e contrappesi che sono alla base dell’intero disegno costituzionale del nostro Paese, molto più vitale e prezioso di quanto si vorrebbe far credere. Ma l’ignoranza della Costituzione è un altro tema, ahimè molto attuale.
Grazie dunque a Morello del contributo, e del continuare a utilizzare questo non luogo per mettere in comune IDEE e per usare parole di democrazia.
“Caro Michele,
la tua proposta di creare un dialogo, per chi è interessato ai fatti della politica, è ben rappresentata da un esplicativo detto parmigiano “l’è tant cme invider n’oca a bevar”: tradotto, è impossibile esimersi dall’accettare quanto suggerisci.
In merito all’articolo “Brutta campagna elettorale” la base del ragionamento è in buona parte condivisibile, anche se la trovo un po’ qualunquista, in ogni caso credo si possano esprimere alcune osservazioni.
Sull’affermare che Grillo non è vocato alla politica perché parla “ancora” di destra e sinistra dimostra inequivocabilmente il distacco netto di una certa parte elitaria di popolazione rispetto al resto del mondo. Chi non si occupa di politica per mestiere, sia come giornalista che come politico, non ha ancora rimosso questa chiara, semplice e funzionale divisione fra due modi radicalmente opposti di proporre lo sviluppo sociale ed economico di un paese. Caso mai il problema è dei mestieranti che, attraverso un centinaio di partiti, creano confusione un po’ per mancanza di chiarezza interiore, un po’ per comodo. La loro convinzione è che la presenza di schieramenti complessi consenta facili riciclaggi a destra e a manca mettendosi a ruota del gruppo vincente, nel momento in cui un singolo eletto ha un peso determinante per la tenuta di un governo.
È li che destra e sinistra si mescolano e rimescolano disorientando anche la buona fede dei più avveduti. Chiara dimostrazione del perseguire quanto indicato è rappresentata dal “mitico” centro che non riesce a scrollarsi di dosso il suo periodo di gloria quando Craxi (probabilmente più vocato e dotato rispetto a chi cerca di scimmiottarlo), con consensi che non si sono mai discostati da un massimo del 10%, ha governato l’Italia per anni. I teorici dei super frazionamenti, specialmente quelli che hanno scelto di accomunarsi nelle grandi coalizioni, mi sembrano ancor più meschini: sono a caccia dell’ultima spiaggia capace di promettere qualche anfratto protetto per evitare il naufragio.
Il nuovo dunque credo sia ben rappresentato soltanto da coloro che esponendosi in prima persona, pur consapevoli delle poche possibilità di ottenere una rappresentanza in parlamento, sfidano le corazzate dei vari partiti istituzionali. Grillo, per il quale non simpatizzo perché non credo nella sua buona fede, è il leader incontrastato di questo nuovo perché ha saputo interpretare meglio di qualunque altro le esigenze della gente scontenta, quindi onore al merito. È il Bossi di questi anni.
Se vogliamo poi commentare gli “alibi” del cavaliere, sono gli stessi addotti dalla sinistra quando si è sciolto il governo Prodi, quindi non evidenziano una spiccata originalità, ma piuttosto una tragica realtà. La legge elettorale farà anche schifo come dicono tutti, ma evidentemente è uno schifo molto stimolante per chi ha “il coltello dalla parte del manico”, proprio come sognano di avere entrambe le grosse coalizioni.
Il vero problema della difficile governabilità credo sia quello di consentire il cambio di bandiera a conflitto iniziato e questo, a mio parere, è veramente un atteggiamento molto grave e disonesto da parte di chi assume questa decisione. Nonostante tutte le varie elargizioni di democrazia esibite nella scelta dei candidati, credo che gli elettori (quelli normali, non i super politicizzati) siano molto più legati alla loro espressione di voto sul partito che non sul candidato, dunque se un’alleanza ha 150 rappresentanti, a fine mandato gli elettori vorrebbero che giungessero in 150. Per ottenere questo basterebbe che gli scontenti, i rimorsisti, gli speculatori, si dimettessero (o più ragionevolmente fossero fatti dimettere) per lasciare posto ai primi non eletti del loro stesso gruppo politico. Così facendo nessuno avrebbe alibi e si potrebbe finalmente verificare quanto un governo è stato capace di fare.
Sicuramente sarò tacciato di semplicismo e di essere condizionato da un substrato culturale totalitario che vuole impedire cambi di opinione a qualche nobile parlamentare, in realtà vorrei soltanto che questo stallo irrisolvibile che attanaglia il paese si sgretolasse, lasciando spazio a chi governa di poter esercitare il suo ruolo di governante.
Morello Pecoraro“
Posted on febbraio 20, 2013
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