Un nuovo contributo dell’amico Morello Pecoraro che affronta la questione del Ponte Nord di Parma, superando le polemiche e le strumentalizzazioni e ponendo il ponte nella giusta prospettiva di un bene comune da rendere opportunità e non sterile scandalo.
Le premesse alla giustificazione di questa nave spaziale, con funzionalità per ora incerta, che collega le due sponde del nostro torrente potrebbero essere tante: Parigi con il suo Centro Pompidou; Londra con la sua ruota gigante; Berlino con nuovi quartieri futuristici.
Noi parmigiani abbiamo questo nostro ponte super vituperato ed oggi così mal accolto. L’accoglienza di oggi può quasi sicuramente considerarsi dovuta al cambio di potere in conseguenza di tragici eventi amministrativi. Qualora non si fossero verificati questi scandali, probabilmente molti, dopo un’inaugurazione faraonica, passerebbero di fronte al ponte per osannarlo. La stampa locale, sempre pronta a non inimicarsi il potere, ha, a più riprese, massacrato l’opera come olotipo dell’inutilità e del cattivo gusto, inducendo la popolazione all’indifferenza di fronte a un pesante spreco di risorse.
Se se ne fa una questione puramente estetica credo che sia inappellabile un giudizio positivo: basta osservare il bagliore che genera guardandolo dal treno in corsa o dal ponte Europa, per essere coinvolti da un attimo di stupore positivo, da un qualche cosa di magicamente insolito. Purtroppo forse si tratta di un’opera un po’ troppo futuristica per una città che ha difficoltà ad andare oltre la tradizione ducale e alle melodie verdiane che ostenta con orgoglio.
Sicuramente, col senno del poi, questa realizzazione ha comportato una spesa inopportuna: la sua costruzione è avvenuta in un momento nel quale tutto sembrava possibile grazie a risorse inesauribili.
Di fatto oggi lo abbiamo, è lì pronto a essere utilizzato e credo doveroso inventare una fruibilità funzionale al suo esistere.
Le proposte lette e sentite sono le più bizzarre, ma sicuramente creano uno stupore minore rispetto al silenzio degli amministratori che, nella loro lungimirante politica di forzato conservatorismo, dimenticano che si tratta comunque ormai di un bene comune che opportunamente gestito può rappresentare una risorsa sociale, economica e di immagine.
Si tenta la proposta di offrire una prospettiva di utilizzo funzionale a risolvere il problema contingente del malcontento creato dalla movida notturna e delle iniziative ludico culturali che si sviluppano nei quartieri del centro. Il malcontento manifestato a più riprese, ormai da anni, non a torto, dalla popolazione residente, potrebbe trovare una soluzione interessante e facilmente gestibile sul piano della sicurezza nell’uso di questo ponte. Si tratta infatti di un unico enorme spazio facilmente controllabile, perché accessibile da due soli ingressi, e sicuramente non in grado di creare problemi di disturbo della quiete pubblica, visto l’isolamento pressoché totale rispetto ad aree abitate.
Un fattore negativo di questa proposta deriva dalla possibilità di una ulteriore minaccia di abbandono definitivo del centro storico e quindi il politico dovrà cercare soluzioni diverse di rilancio e comunque assumersi la responsabilità di fare scelte che possano rendere compatibile il sereno il vivere sociale con le attività economiche. Senza voler troppo scopiazzare le città più grandi, come accade nel quartiere dei navigli a Milano, oggi impera la tendenza, di ampie fasce di popolazione giovanile, a preferire ai locali rumorosi quelli romantici con candele e luce soffusa. Per i borghetti del nostro centro storico, di qua e di là dall’acqua, favorire l’apertura di locali adatti a questi fini, potrebbe rappresentare una soluzione che renda compatibile la vita notturna con quella dei residenti, capace anche di stimolare un ritorno delle attività commerciali là dove stanno languendo o sono già estinte.
Torniamo alla nostra navicella spaziale nella quale si tenta di favorire la frequentazione dei giovani cui piace musica ad alto volume e vociare a squarciagola: la moda di un ambiente, capace di trascinare le folle, come appurato, è un’attività da professionisti della comunicazione ed è a loro che ci si dovrebbe rivolgere per rendere questo luogo “alla moda”. L’iniziativa di qualche imprenditore avveduto potrebbe rendere viva e produttiva, con l’apertura di pochi ambienti, l’intera struttura. Gli altri infiniti spazi disponibili, qualora diventassero appetibili perché ubicati in un ambiente frequentato, non avrebbero alcuna difficoltà di collocazione. La vicinanza alla stazione rappresenta una ulteriore opportunità capace di favorire il buon esito dell’iniziativa. Concerti, mostre, commercializzazione di arredi di tendenza, artigianato, spazi espositivi di settori di nicchia (immagino fumetti come soldatini di piombo o bigiotteria vintage), potrebbero rappresentare il naturale completamento di questa struttura.
Questa nota non vuole rappresentare una proposta definitiva, ma vorrebbe avere la pretesa di creare un dibattito capace di offrire tante altre soluzioni sicuramente migliori. La necessità è che si riesca a trasformare un nostro bene (comune) improduttivo in una risorsa per la comunità.
Morello Pecorari
Posted on febbraio 10, 2013
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