Ettore padre moderno

Posted on gennaio 30, 2013

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Una cara amica dai profondi e ampi orizzonti ha suggerito a un gruppo di padri, tra i quali il sottoscritto, la lettura di questo brano a viatico di un percorso che l’ormai sbocciante adoloscenza dei figli rende, ogni giorno, più complesso.

Il gesto di Ettore
Bella serata, qualche giorno fa, in una scuola dell’hinterland. Una platea di soli uomini. In ombra, defilate nell’antisala, le uniche due donne presenti, la preside e un’insegnante, che fanno gli onori di casa. E’ una serata rivolta ai papà: una settantina, che si interrogano sulle modalità nuove di svolgere l’antico compito della paternità.
Sono stato invitato ad iniziare un percorso di tre serate su questo tema. Sono genitori di bambini di scuola d’infanzia e di primaria, e di ragazzi di scuola media. I due incontri successivi, in forma di laboratorio, saranno realizzate dagli operatori di un Consultorio.
Il clima è diverso dal solito: bisogna trovare qualcosa di specifico per i padri, che li differenzi dalle madri. Il gioco fisico con i figli? L’autorità paterna? I rapporti con il mondo esterno alla famiglia? La gestione dell’aggressività? Oggi ormai si tratta di comportamenti equamente condivisi da padri e madri.

Mi torna allora in mente il gesto che Ettore, l’eroe troiano, compie nell’Iliade, levando verso l’alto il suo bambino. Giunto dal campo di battaglia, ha dovuto spogliarsi dell’elmo e dell’armatura perché il piccolo non si spaventasse. Ora il bimbo lo ha riconosciuto; il padre lo alza verso il cielo e prega così:

Zeus e voi altri dèi, rendete forte questo mio figlio. E che un giorno, vedendolo tornare dal campo di battaglia, qualcuno dica : “E’ molto più forte del padre”.

Qualcuno del pubblico pensa che io mi stia riferendo alla gratificazione del figlio per le sue prestazioni. E’ qualcosa di più. Non si tratta semplicemente di lodarne le qualità sportive, o intellettuali, o le capacità di relazione. Bisogna saperne ‘pronunciare il nome’, cioè dirgli la nostra stima, affermare il riconoscimento di quello che è e che sta diventando. Comunicargli la fiducia che saprà muoversi sulla strada per diventare adulto, staccandosi gradualmente dalla protezione della famiglia.
Questo compito assume diverse forme a seconda dell’età dei figli. Durante l’adolescenza, in particolare, diventa la capacità di affermare la stima per il proprio figlio (maschio o femmina che sia), per quello che sta divenendo, anche quando i risultati sono differenti dalle nostre aspettative. E’ apprezzarne lo sforzo e l’impegno, e non solamente il risultato. E’ riconoscere quanto di più adulto e solido prende forma nelle sue scelte, nei suoi atteggiamenti, nei suoi atti. E’ sostenerlo nel fare i conti con la realtà, lasciando anche che talvolta questa lo possa ferire. Senza mai perdere di vista che diventerà adulto, o adulta, e certamente migliore del padre.

di Fabrizio Fantoni, da FamigliaCristiana.it

Il mio pensiero va a un altro padre, Abramo, pronto a sacrificare Isacco, non già semplicemente per compiacere Dio e acquistare meriti ai suoi occhi, ma per immettere il tanto amato unico figlio nel disegno di Dio che passa anche dal distacco dal padre. Un sacrificio, dunque, che non esprime la volontà di tarpare le ali, ma al contrario di renderle forti e capaci di prendere il volo.

Diventare padre, e ogni giorno lo si diventa, è proprio imparare che il compito a cui siamo chiamati e di far volare i nostri figli con le loro ali, e per chi ha fede quel volo è sorretto e indirizzato dal buon Dio.

1955131Una cara amica, profonda conoscitrice della maternità non solo per professione ma sopratutto per scavo personale, mi segnala il libro dello psicoanalista Luigi ZojaIl gesto di Ettore, Bollati Boringhieri, 2003.

Posted in: Alta montagna